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«Di queste lettere fai quello che vuoi [...] cerca di capire qualcosa della storia dei due innamorati che si cercarono tanto. Ti saranno riconoscenti, un giorno, tutti coloro che una volta nella vita hanno sfidato il destino avverso». Così scrive Marcel nell'atto di affidare a un amico d'infanzia la corrispondenza intercorsa fra il padre Franco e la madre Tari nell'arco di circa due anni fra la partenza del padre per il fronte, nel novembre 1941, e il "gelido inverno del 1943", quando il 260° reggimento della Divisione Murge fu sbaragliato in un'imboscata lungo il corso della Neretva e Franco risultò disperso. Le lettere testimoniano la vita di Franco uomo, prima ancora che soldato, nella sua profonda umanità strappata alla confusione del conflitto mondiale. Franco chiede della casa, della campagna, del piccolo Marcel, di tutte quelle cose che appartengono alla vita, cercando di ingannare la lontananza, si aggrappa all'amore per rimanere, sempre e prima di tutto, essere umano. Seguendo il filo rosso della memoria si avverte, sempre più chiaramente, come la vicenda di Franco e Tari con la sua fatica, le sue speranze e illusioni, appartenga intimamente all'umanità intera.